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UN RACCONTO CORALE DA SAMBUCO

Sambuco è un comune italiano di 87 abitanti posto a 1000 metri slm in alta Valle Stura, con una superficie di 46,14 km quadrati che accoglie una decina tra borgate e frazioni. Passato sotto le dominazioni del Marchesi di Saluzzo (XII secolo), di Cuneo (fino al 1259), degli Angiò (fino al 1388) e infine dei Savoia (fino all’Unità d’Italia), oggi il piccolo comune accoglie ancora 12 bambini ed ha un’economia locale basata sull’agricoltura, sull’allevamento bovino e ovino di razza sambucana, sulla produzione di carne e formaggi, sullo sfruttamento dei boschi e sul turismo estivo e invernale.Abbiamo chiesto ad alcuni dei residenti di raccontarci il presente e predirci il futuro del loro paese, ed ecco cosa è venuto fuori.

Radici

«Essere adolescenti a Sambuco è stata una bella prigione: vivevo d’estate, quando vedevo i miei amici villeggianti e il giorno più triste era il 31 agosto, quando tutti se ne andavano via».

I ricordi di Marta Fossati, pastora di capre e caseificatrice, sono netti. Eppure, nonostante la consapevolezza dei limiti del suo paese, un giorno a Sambuco ci è tornata, e oggi ci vive e ci lavora.

 «A 18 anni me ne sono andata e ho viaggiato molto, ma il momento in cui ho deciso di tornare ero su un’isola del Lago Titicaca, sul confine tra Perù e Bolivia. Quel giorno ho avuto una folgorazione: guardando i contadini che zappavano e i pensieri sono volati ai miei bisnonni, ai nonni, alle radici della mia famiglia, e a pensare che tutto quello stava sparendo; mi è venuto in mente Mauro Corona quando dice che le radici sono come degli elastici: le tiri, le tiri e a un certo punto si spezzano per sempre e improvvisamente ti riportano indietro». E indietro Marta ci è tornata, decisa a costruirsi un futuro a Sambuco, aprendo la Società agricola Bars Chabrier.

Contemporaneità

Marta fa un salto nel presente per descriverci la situazione di oggi:

«A Sambuco oggi le opportunità sono infinite, proprio perché non c’è niente, e quindi qualunque cosa ti metti a fare diventa una possibilità. Si può dare libero sfogo alla creatività, coltivare le passioni, a patto di avere un progetto realizzabile e soprattutto molta costanza nel portarlo avanti».

E anche se la montagna a volte presenta delle difficoltà oggettive con cui fare i conti, «soprattutto se hai famiglia – sottolinea Marta -, perché ormai qui mancano i servizi per famiglie e anziani», se una persona è davvero convinta della sua decisione ce la può fare.

Daniele Bruna, titolare della Racletteria “La Meridiana”, non ha dubbi: la Valle Stura per trovare la sua strada deve maturare una scelta condivisa:

«Oggi la Valle non sa chi è: guarda un po’ di qua e un po’ di là. Ai vicini della Valle Maira, ma poi pensa alla Val di Susa e al turismo di massa. C’è un po’ di confusione, forse perché la valle è così, è sempre stata storicamente così, una valle di passaggio di persone e di idee».

Futuro

Di idee differenti Bartolo Bruna, titolare del ristornate albergo La Pace:

«Un giorno un cliente che arrivava da St. Moritz mi ha detto che con il suo gruppo veniva qui perché non c’è niente, invece da lui c’era troppo: gli impianti, le code, le catene internazionali, e non gli piaceva più. Quando esce dal mio locale e trova il paese di una volta, per lui è eccezionale» – continua Bartolo – «perché le persone cercano una situazione che faccia pensare a casa e famiglia, e di questo bisogna tenerne conto, perché alcuni posti fanno vedere delle cose incredibili e invece tante volte basta mostrarsi per quello che si è».

Per Raffaele Delfino, sommelier presso il ristorante La Pace, il futuro è: «una scuola di élite, una scuola di montagna non vista come sfigata, ma desiderata e di moda».

«Se cominciassimo a parlare con Marmora da una parte e con il Mercantour dall’altra, creando una realtà transfrontaliera, allora vedresti cosa viene su!».

Non ha dubbi Emiliano Bruna, titolare del B&B Radici, nato dalla ristrutturazione di un’antica casa in pietra del paese.

E poi c’è “l’ecovita” della valle, anche questa fondamentale per Emiliano: «serve pascolo e fienagione, perché è questo che tiene in vita il territorio; e va a braccetto con il turismo». Secondo lui:

 «Il futuro delle montagne passa attraverso gli stranieri. Lo racconta la storia delle valli, è sempre stata così, un cambiamento continuo di persone: ci sono stati periodi in cui non c’era nessuno e altri in cui le montagne si riempivano».

Dello stesso parere Marta Fossati: «o arrivano da fuori o tra vent’anni a Sambuco rimarremo una trentina».

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